Si pensa spesso alla carriera, come ad un qualcosa che si incanala in un percorso prestabilito. Se poi verranno confermate le premesse e gli impegni, dalla parte del lavoratore e del dipendente (o del mercato), nel tempo ci potranno arrivare i giusti riconoscimenti.

Domanda: “ma se facendo si scoprisse che la strada presa non è quella desiderata?“.

Domanda: “cosa dovrei fare se decidessi di modificare la mia traiettoria professionale?“.

Ultima domanda: “come posso personalizzare la mia carriera?“.

Alle prime due, ho provato a dedicare molti articoli per trovare qualche risposta.

Oggi, scrivo alcune righe di riflessione a risposta dell’ultima, perchè credo ci si siano “parole” importanti cui dare attenzione, provando poi a tradurle in comportamenti virtuosi.

Vediamole assieme.

7 cose da salvare per la nostra carriera

Qui di seguito parlo delle prime tre parole, nei prossimi giorni scriverò delle altre.

  • Idea: lampo, spunto, folgorazione, rappresentazione mentale. Ci sono tanti modi di nominarla. Ma ci siamo mai chiesti come ci vengono? Quali sono quelle buone o come svilupparle?

Nel suo significato arcaico, indicava “uno spazio assegnato alla corsa dei carri trainati da cavalli”. L’etimologia sta nel latino “carrus”, carro. In Francia, è interessante ricordarlo, a Nizza, alcune strade della città vecchia sono denominate appunto “carriere”.

Forse, per una questione tramandata di generazione in generazione, ancora oggi spesso si presenta a noi l’idea di carriera come un percorso predeterminato, vincolato nella direzione di marcia, dove solo l’intervento normativo di azioni esterne può definire -nel solco prodotto- lo sviluppo personale: così era scritto nel dna della nostra cultura e, così scolpito, appariva pressochè immodificabile (proprio come quel solco che segnava la carrozza).
Ma è il passato.

Oggi la carriera è un qualcosa di più dinamico e in mano nostra. Oggi possiamo uscire dalla strada preconfezionata e costruire strade, ponti, creare nuovi e personalissimi segni sul terreno.

  • Progettualità: progetto è una parola che letteralmente dice del “gettare in avanti” un qualcosa. Ecco, a tal proposito, ci stiamo domandando cosa stiamo progettando del nostro futuro professionale?

Come si legge nella Treccani, progettualità è “(…) tendenza, propensione a fare progetti, a ideare, a programmare; attività del progettare”. Sempre etimologicamente “progetto” sta ad intendere un gettare avanti un qualcosa, un’idea.

Allora, ciò che mi preme lasciare in questa serata, è che dobbiamo pensare al nostro progetto professionale, alla nostra carriera con un’idea pratica della direzione, un cercare di vedere dove stiamo andando, prendendo i remi della barca e decidendo dove andare, senza lasciarci andare alla deriva.

  • Poesia: l’endecasillabo è quella piccola frase, in genere, composta da 11 sillabe che dà ritmo alla strofa, rendendo musicale il verso: ha circa l’ampiezza di un respiro. Ci siamo mai chiesti qual è la lunghezza del nostro respiro professionale?

Quando si tratta della nostra ricerca professionale, concentrerei l’attenzione su di noi, partendo dal senso e dal ritmo di ciò che sentiamo.

Se posso offrire un suggerimento, la nostra ricerca dovrà quindi prendere avvio dal verso giusto per noi, dallo spazio del nostro respiro professionale.

Dunque, sarà utile chiederci: “Cosa renderà musica quello che facciamo? Cosa renderà un bel viaggio la nostra avventura professionale?”

Domande dove le risposte saranno materiale su cui potremo andare a lavorare.

Una volta trovate queste risposte i noi, dovremo riuscire poi a far poi arrivare le nostre risposte agli altri:perché darne voce dentro noi stessi sarà il primo passo. Il secondo passo sarà riuscire a comunicarlo.

Al di là dell’ambito, del settore, della professione che svolgeremo, la cornice entro cui andremo a costruire il nostro sapere appoggerà quindi su ciò che intimamente avremo creato.

Quindi si crea prima un verso “poetico” interno e poi lo si porta fuori(per inciso, suggerisco sempre caldamente il libro Marta Nussbaum “Non per profitto. Perché le democrazie hanno bisogno della cultura umanistica“).

Come nella poesia, dove occorre non solo trovare il ritmo, ma anche il significato, perciò dobbiamo riflettere su ciò che vorremmo trovare nel lavoro. E per farlo, occorrerà lavorare su noi stessi, perché quella strofa, che è il nostro lavoro, sia della giusta durata ma, allo stesso tempo abbia senso: cioè parli per metafore della nostra condizione ottimale.

Occorrerà quindi trovare come esprimere, nella nostra interezza, la persona che siamo.E la poesia parla per metafore, come il lavoro espresso dice di noi.

Per oggi mi fermo.

Nel prossimo articolo scriverò di queste parole: risposta, leggerezza e rete.

I miei corsi

Se vuoi imparare a cercare lavoro in modo efficace puoi visitare questa pagina:

Corso: “cercare lavoro in modo efficace” on demand

 

Se sei un coach, un educatore, un orientatore o un formatore e stai cercando strumenti per lavorare coni gruppi, puoi visitare questa pagina:

Corso “I giochi nel coaching” (on demand)

Lascia un commento