Credo che cercare lavoro lo si possa fare in diversi modi: rispondendo agli annunci, facendo rete, cercando aziende di persona…e tanto altro ancora. Ma di tanto in tanto, come se parlassimo con qualcuno, dovremmo chiederci: “A che livello stai cercando lavoro?”.
In questo articolo parlo del livello di consapevolezza della ricerca messa in campo, e cosa si potrebbe fare per allargare le proprie vedute, in modo da poter crescere nella ricerca di lavoro e nello sviluppo professionale.
Per fare questo, ti racconto ciò che avvenne nel progetto Shuttle alla NASA e quelle che furono le tentate soluzioni.
A che livello stai cercando lavoro?
Dovremmo tenere presente che il livello di profondità raggiunta, potrebbe variare a seconda del nostro impegno e desiderio di cambiamento, determinandone il grado di successo futuro. Se il desiderio è quello di crescere umanamente e professionalmente, potrebbe essere utile lavorare sulla visione del lavoro e il risultato che si vuole ottenere.
Tipologie di cambiamento
Paul Watzlawick, nel suo fantastico libro libro “Di bene in peggio. Istruzioni per un successo catastrofico” scrisse l’interessantissima storia che segue.
Gli ingegneri della NASA, dopo aver realizzato il progetto Shuttle, si trovarono di fronte al problema di dover proteggere le navicelle dalle intemperie. Il problema fu risolto (momentaneamente) costruendo degli hangar a Cape Canaveral, di dimensioni mastodontiche, così che le contenessero. Ma non andò come sperato, perché le mega dimensioni di quei “garage” per razzi creavano al loro interno dei micro climi: dove si scatenavano temporali e scariche elettriche (sintesi del racconto tratto dal libro: “Di bene in peggio. Istruzioni per un successo catastrofico”, Paul Watzlawick, Feltrinelli, Milano 2013).
Cosa c’entra con la nostra ricerca di lavoro e la domanda:
“A che livello stai cercando lavoro?”
Tentate soluzioni
Spesso non ce ne accorgiamo, ma le “tentate soluzioni” ai problemi, se non analizzate correttamente, fanno sì che il problema non lo si superi ma si riproponga, anzi, questi tentativi possono diventare un’ulteriore quesito da risolvere.
Per questo, tornando alla nostra ricerca di lavoro, sarà importante capire a che livello di cambiamento vogliamo lavorare e quale vogliamo raggiungere, perché i tentativi di cercare potrebbero diventare loro stesso un problema, per esempio: trovando situazioni che non soddisfano; venendo respinti continuamente, finendo con il demotivarsi.
Ecco, dovremmo chiederci: “cerchiamo rispondendo a destra e manca, oppure abbiamo una visione del nostro percorso?”
Partendo dalla riflessione circa il risultato che desideriamo ottenere, si potrà avere una solida base su cui lavorare per realizzare una strategia mirata.
Non si può risolvere un problema con la stessa mentalità che l’ha generato.
Albert Einstein
Uno spunto per andare più a fondo (o salire più in alto)
Faccio riferimento allo strumenti inventato da Joseph Luft e Harry Ingham, detto schema di Johari (o Johari windows, che prende il nome dall’unione del nome dei loro fondatori Joe e Harry).
Lo schema di Johari è un modello utile a focalizzare alcuni stadi della conoscenza che abbiamo di noi stessi.
Visivamente, è costruito da un quadrato diviso in quattro campi:
Il primo campo descrive ciò che sappiamo di noi (capacità, esperienze, motivazioni, inclinazioni) e che anche gli altri attorno a noi conoscono, perché li rendiamo partecipi diffondendo volontariamente queste informazioni.
Il secondo campo, descrive ciò che sappiamo di noi ma che agli altri sfugge. Più questi aspetti prendono forma e li comunichiamo e minore sarà lo spazio di questo riquadro. Sono cose intime che non divulghiamo facilmente.
Il terzo campo contiene quello che ancora non sappiamo di noi ma che appare agli altri. Per scoprire le cose, qui, occorre indagare un po’.
Chiarisco con un esempio questo terzo campo.
Facciamo finta che vuoi iscriverti all’Università ad un indirizzo per poi andare a lavorare a stretto contatto con le persone: questo perché ti piacerebbe ascoltarle e prendendoti cura di loro.
Potrebbe essere utile chiedere ad amici e conoscenti come ti vedono in quella situazione, e quali sono delle caratteristiche in te presenti per questo tipo di lavoro (del tipo: bravo ad ascoltare; empatico; paziente ecc.). Non dovremo necessariamente prendere per oro colato tutto quello che ci verrà detto, potrà però essere interessante e arricchente sentire i pareri di altri, così da scoprire cose nuove su di te, perché viste da una prospettiva diversa, che ad oggi non hai ancora messo a fuoco.
Il quarto riquadro dice invece di quegli aspetti che, ad oggi, non conosci di te e che neanche gli altri vedono.
Ogni tanto, nella vita, saltano fuori offrendo nuovi spunti su noi stessi; e per quanto crediamo di conoscerci, certi aspetti a volte giungono veramente sorprendenti e inaspettati. Delle volte, ci convinciamo di riuscire ad arrivare fino ad un certo punto e poi scopriamo di noi stessi cose sorprendenti.
Cosa ci può insegnare questa quarta opzione?
Per crescere dobbiamo lavorare sul cambiamento, trovando di tanto in tanto informazioni che aiutano a crescere, a sapere di noi. Se riusciremo a farlo, magari spiazzandoci un poco, ciò che inizialmente ci sarà sconosciuto potrà diventare visibile, così da poterne disporre e -ma gari – farlo arrivare agli altri.
Alla domanda “A che livello stai cercando lavoro?” dobbiamo lavorare perché si salga di livello, aumentando la nostra consapevolezza.
Quindi, concludo con l’augurarti: buona scoperta di te!
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