Il lavoro più vecchio del mondo

Dai un pesce a un uomo e lo nutrirai per un giorno, insegnagli a pescare e lo nutrirai per tutta la vita” recitava un antico provebio cinese. Vi racconto perchè bisogna “saper pescare” anche se, dalla notte dei tempi, il pesce cerchiamo di comprarlo.

Pescare e non farsi regalare

Dai un pesce a un uomo e lo nutrirai per un giorno, insegnagli a pescare e lo nutrirai per tutta la vita“. Così recita un antico proverbio cinese, così credo debba fare chi si occupa di insegnare a cercare lavoro alle altre persone, spiegando e allenando perchè diventino autonome nella loro ricerca. Un apprendimento che non sarà teso al soddisfacimento della necessità del momento, ma che farà apprendere gli aspetti che -nel corso della vita- si potranno ripresentare più volte.

E’ questo che credo debba avvenire in chi desidera trovare il lavoro della propria vita: imparare a cercare. Non solo mangiare il pesce che viene donato (risposta ad un annuncio trovato), accontentandosi fino alla prossima volta, ma imparare a pescare da solo.

Trovare un annuncio non è per forza un “dono” caduto dal cielo, per la carità, sicuramente la preparazione del cv e l’utilizzo dei canali ci devono essere, e chi ne è coinvolto direttamente deve fare qualcosa per attivarsi; un po’ come chi va al mercato a comprare un pesce. Ma saper entrare nel mare della ricerca, capire come posizionarsi, conoscere le correnti, i vari canali e quali accorgimenti utilizzare è un’altra cosa. La differenza, appunto, tra avere un pesce regalato e “il saper pescare. Allora dovremmo comprendere come cerchiamo le opportunità che ci interessano, allargando la nostra conoscenza fino a diventare bravi e autonomi nel farlo.

Il tabù

Cercare lavoro dovrebbe essere insegnato dalle scuole medie in poi, ma è un fatto culturale che inspiegabilmente ad oggi non viene realizzato. Sembra un tabù, che fa dimenticare di spiegare cosa occorrerebbe fare per trovare il mestiere imparato. Il più vecchio lavoro del mondo è appunto “cercare lavoro”, ed è così vecchio che lo si da per scontato, lo si dimentica, non lo si impara ma si improvvisa.

Come vedrai, negli articoli di questo blog, cerco di parlare di molti aspetti della ricerca (se vai sul link, potrai trovare molti articoli che trattano questo argomento, offrendo spunti pratici e di riflessione), e mi colpisce ogni volta sapere che, quasi nessuno, fa le cose che andrebbero fatte, accontentandosi di rispondere a degli annunci.

Padroni del proprio destino

Ti lascio con una famosa poesia scritta da William Ernest Henley (resa nota dal film “Invictus”, ma che fu pubblicata per la prima volta nel 1888). Ti chiedo di fidarti e di leggerla tutta, poi ti dico il perchè.

Dal profondo della notte che mi avvolge,
Nera come un pozzo che va da un polo all’altro,
Ringrazio gli dei qualunque essi siano
Per la mia indomabile anima.
Nella stretta morsa delle avversità
Non mi sono tirato indietro né ho gridato.
Sotto i colpi d’ascia della sorte
Il mio capo è sanguinante, ma indomito.
Oltre questo luogo di collera e lacrime
Incombe solo l’orrore delle ombre.
Eppure la minaccia degli anni
Mi trova, e mi troverà, senza paura.
Non importa quanto stretto sia il passaggio,
Quanto piena di castighi la vita,
Io sono il padrone del mio destino:
Io sono il capitano della mia anima.

Concentrati sulla penultima riga: “io sono  il padrone del mio destino“: ecco, diventare padroni del proprio destino è saper pescare.

Buonagiornata.

Davide

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