In questo articolo parlo di tre domande importanti che ci dovremmo fare, per cercare un lavoro in grado di esprimere la nostra vocazione professionale e renderci felici.
Non siamo gli unici a voler cambiare lavoro
Fosse una persona all’anno che mi chiama delusa perchè vuole cambiare lavoro, fossero due, tre o cinque che chiedono di riflettere rispetto all’attività svolta e su ciò che potrebbe esserci in alternativa a quello che fanno o stavano facendo, potrei pensare a desideri sporadici e individuali, sorti naturalmente nell’arco della vita di pochi. Ma la realtà è che queste richieste provengono da decine e decine di persone l’anno, a volte con necessità un po’ da decodificare, ma sempre alla ricerca di qualcosa che potrebbe essere un miglioramento per la loro carriera, perché insoddisfatte. Se lo spirito di adattamento ha ben funzionato nei decenni precedenti, quando si entrava nel lavoro presto -anche prima dei 18 anni, e se usciva dalla stessa azienda dopo i 60 anni-, ora quella regola non vale più. Mediamente ogni 3/5 anni si cambia. (i dati dell’Eurobarometro, 2014, riportava che il 73% degli italiani reputava “negative” le proprie condizioni di lavoro, e l’85% che fossero peggiorate negli ultimi 5 anni). In vista di questo, occorrerebbe pensare al diritto e dovere nei propri confronti di pensare a come esprimersi lavorativamente al meglio, che vuol dire anche umanamente: perché i cambi non siano un pellegrinaggio, un errare senza meta (si sa, errare vuol dire girovagare ma anche sbagliare).Un lavoro non è solo un lavoro
Ora, puoi anche pensare che il tuo lavoro sia un ingranaggio impersonale di una macchina più grande di te, e che devi solo produrre in cambio di uno stipendio. Il ragionamento fila, lavori, produci e guadagni, e in questo scambio datore e lavoratore portano a casa ognuno un pezzetto. Ma se in questa transazione si aggiunge la tua persona, la passione, la voglia di contribuire a fare cose belle, allora non solo aumenterà il valore di ciò che fai, perché avrai la possibilità di esprimerti; e già questo è di per sè bello. Potrai quindi anche essere importante, perchè chi ama ciò che fa spesso si distingue, nel tentativo di migliorarsi. E lo realizza come appassionato, perchè ha trovato il modo di esprimere la propria vocazione, e questa illumina ciò che fa. Allora non sarai solo un ingranaggio, piuttosto una molla che spinge, che magari si flette, ma ha un’anima, e sarà architrave del suo sistema.Cosa ti guida?
Spesso, si sente dire che molti prodotti di oggi non sono dello stesso valore e cura di “una volta“: azzardo a dire che l’amore spento di una persona, che fa cose con disinteresse -perché non gli piaccioni, non se le è andate a scegliere autonomamente e, soprattutto, perché sa che dovrà andarsene a fare dell’altro prima o poi-, incide sulla qualità del lavoro. Per questo chiedo alle persone che incontro, in prima battuta, di riflettere su ciò che desiderano fare, cosa le rende felici, che valori guida hanno. Spesso non lo sanno subito, non ci avevano pensato, poi, se trovano questo, sarà affascinante per loro impegnarsi nella ricerca del proprio lavoro. Cercare qualcosa di gratificante, è una missione molto importante: per noi e per gli altri. Trovato ciò che ci farà bene fare, sarà un valore trasmesso anche a chi ci sta attorno. Hai mai pensato quanto è bello e gratificante vedere le persone fare ciò che amano? Ecco, credo che più persone saranno nel posto da loro desiderato e per cui sono vocate, e maggiori saranno le possibilità di vedere in giro gente felice.Tre domande da cui partire
Allora, se vuoi cercare lavoro, ancora prima di farlo, potresti farti queste tre domande.- Che significato dai al tuo lavoro (cioè, a quale bene più grande vuoi contribuire?)?;
- Quali valori ti esprimono mentre fai il tuo lavoro ideale?;
- Quali progetti professionali, in concreto, potrebbe concretizzare tale significato (sono sempre più di uno).