Pillole di Pensiero e Coaching
In questo articolo troverai i link senpre aggiornati per accedere ai video di “Pillole di Pensiero e Coaching”. Buona visione, buone riflessioni!
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Imperversa, da un po’ di tempo a questa parte – e da un certo numero di persone -, una campagna di derisione verso chi si occupa di coaching.
I critici li chiamano guru- quando sono gentili – descrivendo i coach come quelli che:
– si alzano alle 5 di mattina per andare a correre, studiare, lavorare;
– perseguono obiettivi da invasati, del tipo: guadagnare di più, lavorare meno, passare più tempo con la famiglia, passare più tempo per dedicarsi agli hobbies ecc. (ehm, solitamente non sarebbero normalmente ritenuti da invasati come obiettivi, ma in un contesto come quello di oggi, dove sperare e sognare pare spesso fuori contesto, possono apparire a molti come tali);
– si spacciano per quelli sempre felici;
– credono di aver capito tutto dalla vita e vogliono insegnare questo agli altri;
– lo fanno per guadagnarci alle spalle di malcapitati insoddisfatti che, abbagliati da tutto quello scintillìo, vedono nel coach un modello da seguire.
Senza entrare nell’etimologia delle parole, è evidente che il termine guru venga qui definito con accezione negativa: come guida che vuole convincere le persone. Nell’articolo propongo una serie di riflessioni in risposta a queste – poco lusinghiere – considerazioni.
ps. La foto dell’articolo è quella più psichedelica che avevo sottomano…
Essere ottimisti non è solo un modo cieco di abbracciare la vita, che porta a fare la fine del lemming. Essere ottimisti conviene, perchè l’ottimismo è collegato alla speranza: facoltà capace di generare la possibilità di ottenere risultati in-sperati.
In questo articolo parlo di speranza, senso di autoefficacia e di quell’ “ottimismo drammatico” – per riprendere l’espressione di Vito Mancuso, teologo e filosofo – che ho declinato alla ricerca di lavoro e sviluppo della carriera.
Il “Diario per la manutenzione della carriera” è uno strumento pensato per riflettere sulla propria professione, definire gli obiettivi, stabilire le azioni da compiere e registrarle.
Utilizzandolo si potrà ragionare concretamente circa gli obiettivi, gli ostacoli e le opportunità che si incontreranno.
Se sei interessato ad approfondire l’argomento, leggi l’articolo.
Il flow è quello stato in cui si avverte la sensazione indicante la messa in atto delle nostre potenzialità. E’ un indicatore – tra gli altri – interessante per capire quale sia la nostra vocazione professionale.
Diventare autotelici e sviluppare flow sarà importante per trarre soddisfazione da ciò che si fa.
In questo articolo vediamo cos’è il flow , come si manifesta e in che modo potrà esserci utile.
3 proposte per lavorare sul nostro mindset: pensare al “giorno uno”; riflettere su valori e la nostra Johari windows; praticare il principio di coerenza.
“Che fortuna!” viene da pensare quando hai trovato lavoro?
Bene, anzi no. Male: perchè la maggior parte delle volte non è così, anche se tendiamo a crederlo.
Nell’articolo vediamo cosa potrebbe essere successo.
In genere, spesso e purtroppo, cadiamo in trappole cognitive che fanno in modo di farci dire di «si» anche quando non potremmo o dovremmo.
Tra i vari motivi potrebbero esserci: pensiamo che l’altro rimarrà delusa/o da noi; pensiamo di perdere delle opportunità future; pensiamo di perdere la possibilità di chiedere favori un domani.
Quindi, per mantenere un’immagine positiva tendiamo ad essere disponibili anche se non potrebbe essere funzionale alla nostra situazione.
Di seguito, trovi metodiche per dire di “no” in modo efficace, che mettono comunque in condizione di costruire relazioni.
Per più di un anno ho dovuto smettere di tagliare i capelli.
Piccole riflessioni maturate rispetto al pregiudizio e mondo del lavoro.
Quali sono le domande che non ti ho fatto? Ecco i quesiti che dovremmo fare e farci per essere più efficaci nella nostra ricerca di lavoro.